Si! Anche gli alberi hanno le carie. Si tratta di vere e proprie alterazioni dei tessuti legnosi, causate da svariati agenti patogeni di tipo fungino che agiscono degradando le principali componenti del legno: lignina, cellulosa ed emicellulosa. Questa azione degradativa può comportare problematiche e sofferenza fisio-patologica, visibili sulla pianta attraverso numerose manifestazioni in chioma. Le caratteristiche riscontrate spesso possono essere un campanello d’allarme per le piante in città o in ambiente forestale. Scopriamo insieme quali sono i principali agenti eziologici delle carie del legno e come agiscono.
Diverse sono le specie fungine agenti di carie del legno. Queste appartengono a diversi generi, per lo più Basidiomiceti, spesso favoriti da condizioni di stress di varia natura, lesioni agli organi legnosi, senescenza e scarso vigore. Vengono generalmente considerati deboli parassiti in quanto solo l’intervento di fattori esterni predisponenti può favorire l’inizio del processo infettivo.
Gli agenti eziologici variano in base alla tipologia di carie. Tra questi citiamo alcuni esempi:
- Armillaria mellea, Ganoderma, Ustulina deusta, agenti di carie bianca
- Laetiporus sulphureus, Daedalea quercina, Fomitopsis betulina, agenti di carie bruna;
- Alternaria spp Fusarium spp, Phialophora spp., agenti di carie soffice.
COME SI SVILUPPANO?
La fase iniziale degli agenti di carie del legno può avere origine da spore, frammenti di micelio e conidi. Il patogeno entra nell’ospite attraverso soluzioni di continuità, come ferite dovute a potature, sbrancamenti e rotture di rami, lesioni da gelo o da insetti xilofagi.
I tessuti esposti agli agenti atmosferici per via delle lesioni (che la pianta non riesce a rimarginare rapidamente con legno di reazione) sono soggetti a maggiore disidratazione, che favorisce l’instaurarsi di funghi lignicoli. Il fungo è in grado di colonizzare i tessuti vivi tanto velocemente quanto più la velocità di reazione dell’ospite è compromessa.
I PRIMI COLONIZZATORI:
Non tutti i microorganismi sono in grado di penetrare i tessuti legnosi e dare origine a un’infezione. I primi colonizzatori sono microorganismi che per agire utilizzano sostanze semplici dei contenuti cellulari. Crescono su substrati con alto contenuto di anidride carbonica e acqua e non subiscono l’azione delle sostanze utilizzate dalla pianta per ostacolarli. Tra questi microorganismi possiamo trovare i batteri e funghi come Aspergillus sp., Penicillium sp. etc. In seguito, possono intervenire funghi come Cladosporium sp., Phialophora sp., Alternaria sp. Fusarium sp., Phellinus ignarius, Chondrostereum purpureum, etc.
I primi colonizzatori “preparano il terreno” per quei funghi tipicamente lignicoli che attaccano i tessuti legnosi più interni. Questo processo preparatorio comprende:
- neutralizzare le difese della pianta;
- esaurire i metaboliti solubili;
- diminuire l’umidità dei tessuti;
- diminuire il pH dei tessuti.
INVASIONI DI TESSUTI LEGNOSI INTERNI:
I funghi agenti di carie del legno che attaccano i tessuti più interni dell’albero sono patogeni che preferiscono tessuto in gran parte morto. Questo non viene attaccato dai colonizzatori primari in quanto privo di sostanze nutritive prontamente assimilabili. Gli agenti cariogeni, invece, li prediligono in quanto utilizzano alcuni costituenti principali della parete legnosa: lignina, cellulosa ed emicellulosa. Il micelio invade i tessuti alterando le pareti cellulari, perseguendo un processo degradativo continuo passando di cellula in cellula. L’avanzata del micelio non si ferma con le basse temperature. In inverno, infatti, anche in un intervallo di temperature compreso tra 5 e 7°C il fungo continua ad espandersi nel legno, ma con minor velocità.
Lo sviluppo del micelio culmina nella formazione di un carpoforo, manifestazione visibile del patogeno, di dimensioni variabili, isolato o in gruppi.
I SINTOMI DA CARIE NEL LEGNO:
I sintomi primari si possono riscontrare sul legno e variano a seconda del tipo di carie. Esistono tre tipologie di carie del legno: la carie bianca, la carie bruna e la carie soffice.
- carie bianca: grazie ad enzimi ligninolitici, il fungo degrada la lignina. Rimane così la percentuale di cellulosa ed emicellulosa, che attribuisce una colorazione biancastra al legno. Grazie alle fibrille di cellulosa, il legno mantiene la sua elasticità. Le fibrille verranno degradate per ultime oppure alterate solo parzialmente;
- carie bruna: i funghi producono enzimi cellulosolitici ed emicellulosolitici che alterano la cellulosa ed emicellulosa. Si tratta di fughi basidiomiceti parassiti che attaccano conifere e latifoglie, attribuendo al legno una colorazione rossastra. Ciò che rimane della frazione legnosa sono la lignina e le pectine.
- carie soffice: (soft rot) consiste nell’alterazione contemporanea e lenta di lignina e cellulosa, generando un ammorbidimento dei tessuti.
I sintomi secondari possono essere riscontrati principalmente in chioma, che mostra deperimento, sofferenza fisiologica con microfillia e seccumi in chioma.
PREVENZIONE E CONTROLLO:
In natura le carie del legno hanno un ruolo importante nella degradazione della sostanza organica, motivo per cui la loro attività è considerata pressoché “normale” nell’ambiente boschivo. Nell’ ambiente urbano, invece, la presenza di carie del legno su alberi che hanno scopo ornamentale o produttivo non è ben vista, in quanto mettono a repentaglio la stabilità dell’albero, la sua produzione (in caso di piante da frutto) e la sicurezza.
In questi contesti, le soluzioni adottabili risultano la prevenzione e il controllo. Questi comprendono diverse accortezze da adottare in fase di potatura, quali:
- Evitare potature errate, comprendenti tagli di grandi dimensioni;
- Evitare la formazione di ferite degli organi legnosi, importante via d’ingresso per i patogeni;
- Disinfettare strumenti di potatura quando si passa da una pianta a quella successiva;
- Per le piante da frutto, eliminare piante infette;
- Etc.
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Un ulteriore metodo preventivo e di controllo dei patogeni delle carie del legno può essere il trattamento con microorganismi simbionti, (vedi Concimazione degli alberi.) come i funghi appartenenti al genere Trichoderma. I funghi antagonisti svolgono un ruolo fondamentale nel controllo biologico dei fitopatogeni. Questi antagonisti colonizzano i tessuti superficiali del legno, impedendo l’insediarsi di microorganismi patogeni derivanti dal suolo attraverso la competizione per spazio e substrato. Oltre a questa, le modalità di azione di Trichoderma sp. sono il micoparassitismo, disattivazione degli enzimi, resistenza indotta, etc. Importante è il monitoraggio periodico dello stato delle alberature, per cui si ricorre a valutazioni che rivelino la presenza di alterazione dei tessuti legnosi. Queste verifiche vengono effettuate mediante analisi di stabilità.
VALUTAZIONE ORDINARIA: Valutazione di stabilità degli alberi? Metodo, quando e dove…
Dopo aver effettuato un’ispezione del luogo di messa a dimora, il valutatore si muove intorno all’albero, osservandolo attentamente dalla porzione basale a quella apicale. L’osservazione contempla quindi:
- Sito di radicazione;
- Colletto;
- Fusto;
- Branche primarie, secondarie e le altre ramificazioni.
Quando è presente, si osserva anche la vigoria e conformazione della chioma. Per facilitare l’analisi, l’agronomo si serve di strumentazioni quali il binocolo, il martello in resina, ipsometro, etc.). Come ben si può notare dalla spiegazione, la valutazione di stabilità di tipo ordinario è un’analisi limitata alla sola porzione visibile dell’albero.
La porzione interna dell’albero, infatti, non è contemplata se non per la percussione dei cordoni, del colletto e del fusto con martello in resina. Questo, infatti, permette di percepire suono regolare o anomalo a seconda delle condizioni del tessuto interno e di capire se possono essere presenti alterazioni dei tessuti. Oltre alla porzione interna, l’analisi ordinaria non comprende l’apparato radicale e la parte superiore della chioma. La presenza di carie del legno può essere di più facile rilevazione attraverso il ritrovamento di carpofori o cavità che mostrano alterazione dei tessuti. Inoltre, questo tipo di valutazione prevede la determinazione del rischio connesso al cedimento dell’albero o di sue parti.
VALUTAZIONE AVANZATA:
Quando, nel corso dell’analisi di stabilità di tipo ordinario, il quadro diagnostico richiede ulteriori informazioni il valutatore può ricorrere ad un approfondimento di tipo strumentale. Questo può accadere, per esempio, in caso di ritrovamento di difetti o sintomi riconducibili all’azione di funghi agenti di carie del legno, ma anche in caso di problematiche presenti fra albero e luogo di radicazione. L’analisi è, in ogni caso, finalizzata a ricavare un ulteriore giudizio sulla stabilità dell’albero.
Diverse sono le tecnologie adottabili, in grado di fornire una valutazione più o meno accurata (una stima) a seconda delle limitazioni dello strumento. Queste tecnologie costituiscono un valido supporto al processo decisionale della valutazione, ma non possono sostituirsi a questo. La strumentazione è indicata dal professionista, e deve essere la meno invasiva per l’albero. L’analisi e la rielaborazione dei dati produrrà un referto costituito da grafici differenti a seconda della tipologia di strumento scelto
LOTTA ALLE CARIE DEL LEGNO:
Attualmente i metodi di lotta alla carie del legno sono pressocché limitati. Tra le pratiche, si mostra utile intervenire con trattamenti a base di Trichoderma sp., che contrasta l’azione del fungo patogeno.
Un’altra pratica* oggi adottata è la dendrochirurgia. Questa consiste nel risanamento della pianta attraverso l’incisione del legno con apposite motoseghe al fine di asportare la porzione di legno cariata. L’operazione può essere svolta solo da persone qualificate. Questa pratica, un tempo adottata anche su piante ornamentali in ambiente urbano, oggi viene utilizzata su vite (Vitis vinifera).
*Tengo a precisare che la dendrochirurgia non è una pratica da me assecondata, ho deciso di accennarla solo ad uno scopo divulgativo come possibile pratica.
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